« (…) Ritornerò, con membra di ferro, la pelle scura, l’occhio furioso: dal mio muso, diranno che sono di razza forte. Avrò l’oro: sarò ozioso e brutale. Le donne assistono i feroci invalidi ritorni dai paesi caldi. Sarò coinvolto negli scandali politici. Salvato.
Ormai sono maledetto, odio la patria. Quel che spero è un bel sonno ubriaco, sul greto ».
Un tempo, se ben ricordo, la mia vita era un banchetto, in cui ogni cuore s’apriva, in cui vini d’ogni sorta grondavano.
Una sera, ho fatto sedere la Bellezza sulle ginocchia – E l’ho trovata amara. – E l’ho insultata. Mi sono armato contro la giustizia. Ho preso la fuga. Oh streghe, oh miseria, oh rabbia, è a voi che il mio tesoro è stato affidato!
Giunsi a scemare dal mio spirito ogni umana speranza. Su ogni gioia per stringerla alla gola ho compiuto il balzo sordo della bestia feroce. Ho convocato i carnefici per mordere, morendo, il calcio dei loro fucili. Ho convocato le piaghe, per soffocarmi con la sabbia, con il sangue. La sventura è stata il mio dio. Mi sono steso dentro il fango. Mi sono asciugato al vento del delitto. E ho fatto qualche bello scherzo alla follia. E la primavera m’ha portato il riso atroce dell’idiota.
Ebbene, recentemente, essendomi trovato sul punto di un ultimo crack, ho pensato di riavere la chiave di quell’antico banchetto; in cui ritrovare l’appetito. Carità, questa è la chiave. – E questa semplice idea dimostra che ho sognato! “Resterai iena, ecc…,” starnazza il demone che m’incoronò di papaveri garbati. “Vai alla morte con tutte le tue voglie, e col tuo egoismo e con tutti i peccati capitali”.
Ah! Ma ne ho bevuto abbastanza: – Eppure, caro Satana, La prego, una pupilla meno stizzita! E nell’attesa di qualche piccola ricaduta di viltà, visto che apprezza nello scrittore l’assenza di doti descrittive o istruttive, scelgo per Lei qualche osceno foglio d’appunti dal mio quaderno di dannato.
J’aimerais me présenter, m’expliquer, mais comment faire? Difficile de cadrer, de dessiner une image nette, pour quelqu’unə qui se revendique queer et non-binaire – c’est une longue histoire. Une vie chaloupante et grisante, jamais en ligne droite, parfois hors-sol. D’étape en étape, de lutte en lutte. Grandiə dans une province paumée (sorry Tessin…), j’ai fui à Milan, Florence, Naples, et terminé ma course d’études à Sienne, avec un mémoire de licence sur Luchino Visconti et le mélodrame. Je devins ensuite journaliste radio, une passion toujours galopante, avec trente ans bientôt au compteur. Et puis non, ça ne me suffit pas, je reprends par deux fois le chemin des écoles: une thèse à Berne, qui me donne le titre ronflant de docteurə; une formation en mise en scène à la Manufacture, d’où je sors sans diplôme. Depuis longtemps, j’ai posé mes bagages à Lausanne, j’aime cette ville à la bonhomie bobo, bien que je parte toujours autant. Pour trouver le calme et l’émotion, entre une ancienne petite gare dans la prairie aux Sciernes (FR) et Paris, entre Berlin et Barcelone, entre Rome et Montréal, où je passe désormais mes étés. Mais je ne suis pas voyageurə, il m’en manque le courage (sauf moralement peut-être) et la paresse est ma compagne (sauf dans l’écriture). J’écris, je vis, j’écris, je vis. Je me donne aussi le droit de créer au théâtre; parfois j’ose enseigner à la Haute école des Arts de Berne ou à l’Université de Genève: le queer, l’anarchie et le féminisme. Avec le temps, et après avoir fondé et dirigé une revue littéraire (“Hétérographe”), une petite trentaine de livres ont vu le jour, en italien et français sous ma plume; en anglais et allemand, grâce à des anges traducteurices. J’ai aussi joué ce rôle: j’ai adoré traduire Laederach et Roud, Penna et Rahmy (ou encore Lonati, Vischer, Daviddi...). Italien-français aller-retour, toujours un peu de traviole, queer in translation, portéə par la joie et le mélo, parfois par la rage. Ce site vous accueille dans mon chantier, soyez les bienvenues. (Lou Lepori)
Image d'en-tête: Nicoz Balboa
Photo: Matthieu Gafsou
Lo scopo di questo breve testo è presentarmi, ma come si fa? Queer e non-binary, ho dovuto lottare, impennarmi e dar battaglia, pur cercando di non perdere dolcezza e vulnerabilità. Cresciuto in Ticino – terra dura in cui il motto più ricorrente era “vola basso” – non ci ho messo molto a voler scappare: in Italia, prima, dove dopo Firenze (Milano e Napoli) ho finito per approdare a Siena, laureandomi con una tesi su Luchino Visconti e il Melodramma. Dopo un breve ritorno a Lugano, via di nuovo, questa volta (quasi) per sempre: a Losanna, nella Svizzera di lingua francese. Dico per sempre ma è un modo di dire, pur amando questo borgo selvaggio e colto, ho rimesso tante volte le gambe in spalla. Non per amore del viaggio, né per coraggio (temo di averlo solo moralmente), ma per bisogno di solitudine, di emozione, di scrittura: Berlino, Parigi, Londra, Barcellona, Roma, Perugia (e a volte un minuscolo villaggio della Gruyère) e poi soprattutto Montréal, dove passo le estati. In mezzo ci sono tante altre cose: trent’anni di lavoro appassionante per una radio culturale (Rete Due), un dottorato in Theaterwissenschaf all’Università di Berna, una formazione senza diploma in regia teatrale alla Manufacture, l’alta scuola universitaria delle arti sceniche. Oggi, a volte, tento d’insegnare: alla Scuola d’Arte di Berna (HKB) o all’Università di Ginevra: il queer, l’anarchia, il femminismo sono i miei temi di predilezione; e oso continuare a fare teatro – una passione da sempre illimitata. E poi: ho fondato e diretto una rivista letteraria (“Hétérographe”), ho pubblicato una trentina di libri, in italiano e in francese (a volte tradotti anche in tedesco e inglese); ho tradotto anch’io dal francese all’italiano e viceversa (Roud, Laederach, Ponti, Penna, Vischer, Lonati, Daviddi). Niente di rettilineo, tuttavia, tutto un po’ di sguincio e con furore o rabbia. Questo e altro troverete tra le pagine di questo sito, su cui vi auguro un caloroso benvenuto. (Lou Lepori)